Il  progetto “Rete solidale”, che la nostra associazione ha proposto alla Regione Veneto con 11 altri partners ( il Comune di Venezia, la Direzione dell’Istituto di pena femminile della Giudecca, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna –UEPE-, l’ Azienda ULSS 12, la Caritas diocesana, le Parrocchie di Zitelle, Redentore, Sacca Fisola, l’Associazione Soroptimist, l’Associazione Arco-acuto, il Centro di Consultazione per genitori, bambini, adolescenti) non ha avuto un punteggio tale da ottenere il finanziamento regionale,  anche se la nostra proposta ha ottenuto il massimo punteggio alle voci “innovatività” e “coerenza”.

Il progetto si era dato l’obiettivo di avvicinare alcune Istituzioni che lavorano nel Carcere femminile e il Volontariato, che spesso nell’Istituto di pena è attratto, attorno all’idea di garantire i finanziamenti per le uscite dei bambini del nido e del futuro ICAM (Istituto a Custodia Attenuata Maternità) per poterli accompagnare quotidianamente all’asilo comunale e alla scuola materna d’inverno, in spiaggia d’estate. Così i bambini non sarebbero stati reclusi di fatto, come rischia di succedere, pur negli ambienti freschi e belli  che per loro sono stati allestiti.

La ricerca dei volontari  (effettuata con l’aiuto delle Parrocchie) e la formazione dei volontari, che si offrono per questi bimbi (attuata con la collaborazione gratuita di una pedagogista clinica del Centro di Consultazione e del Centro Affidi del Comune di Venezia), si sarebbero allargate all’intero territorio, laddove si fosse presentata la necessità di trovare persone/famiglie solidali anche per altri bambini del territorio di Venezia–Mestre, andando a rimpinguare la banca dati del Comune con nuove disponibilità alla solidarietà familiare. Inoltre, prevedendo il progetto anche di accompagnare i bambini, che risiedono in altre città, dalle madri detenute (con il supporto logistico della Caritas), la sua estensione territoriale avrebbe finito per riguardare l’intera regione e il territorio nazionale, ma con modalità e territorialità non prevedibili in anticipo.

Il progetto non è passato perché, mi è stato spiegato in Regione, non abbiamo avuto abbastanza cofinanziamenti – verissimo ! – e non abbiamo avuto altri comuni della Regione, oltre a quello di Venezia,  nella “territorialità”. Insomma, essendo stati presentati in Regione 320 progetti, di cui se ne potevano finanziare 30, se ne dovevano escludere molti e noi siamo stati tra questi, perché eravamo carenti sotto questi aspetti. Già prima di presentare il progetto, l’Associazione aveva fatto presente più volte questo rischio, ma non è riuscita ad ottenere forme importanti di co-finanziamento.

Rimane il problema di riuscire a fare le cose necessarie per i bambini del carcere e della città pur non avendo i finanziamenti pubblici. I bambini, che non sappiamo quanti saranno in futuro, visto che sta per aprire il nuovo  ICAM, devono uscire, e la solidarietà familiare, che talora porta all’affidamento, va estesa.

Come se tutto ciò non bastasse, poiché noi paghiamo gli accompagnatori dei bambini da anni (e non c’è strada alternativa a questo, se si vuole che i piccoli escano tutti i giorni ad orari fissi, senza essere passati da accompagnatore ad accompagnatore, ma facendo amicizie durevoli, assieme alle mamme),  siamo stati esclusi di autorità, dalle stesse persone che hanno indetto il bando, dall’elenco delle associazioni di volontariato. Rimaniamo ONLUS, ma non possiamo più partecipare ai bandi del CSV (Centro Servizi per il Volontariato) che ci ha finanziato il progetto “Capanna solidale” più volte, non possiamo partecipare al bando per le spese di gestione, non possiamo fare mercatini chiedendo in Comune il plateatico…

Possiamo, come abbiamo fatto lo scorso anno con la lotteria di Carnevale, autofinanziarci e basta, il che significa che le nostre energie, anziché andare spese per dare un contributo alla riflessione locale e nazionale sull’affidamento, la solidarietà, i diritti dei bambini, vengono spese per trovare i fondi necessari alla vita dell’associazione stessa. Il tutto mentre in Commissione Giustizia si discute di una proposta di legge nata dalla nostra petizione del 2010 “Diritto ai sentimenti per i bambini in affidamento”.

Vi faremo presto presenti le nostre iniziative per l’autosostentamento.

Carla Forcolin

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