In questi giorni si parla di un tema che è stato alla base delle prime lotte dell’associazione La Gabbianella e altri animali: l’adozione ai singles.

Per quanto riguarda le adozioni ai singles, il problema seguente: “I bambini hanno diritto ad avere padre e madre oppure no” è mal posto. E’ ovvio che hanno questo diritto, come vuole madre natura e come suggerisce la necessità di prepararsi alla vita sociale con un modello maschile e uno femminile di riferimento. Non è vero che maschi e femmine sono intercambiabili. Maschi e femmine hanno modi diversi di usare il cervello, hanno differenze fisiche e psichiche che la scienza continua a svelarci, sono impregnati di sensibilità diverse che l’educazione ricevuta di generazione in generazione ha sviluppato.

Il problema vero è quest’altro: “E meglio per un bambino vivere in un istituto del mondo povero o avere un genitore unico (almeno al momento in cui viene adottato)? Ho scritto “del mondo povero” perché per i bambini adottabili italiani già ci sono tante coppie desiderose di adottarli e quindi il problema non si pone che marginalmente. Ma in Cina, ad esempio, ci sono tante bambine che attendono di essere adottate, così in Vietnam, così in tanti altri paesi e non c’è dubbio, se si vuole essere onesti, che un bimbo stia meglio presso un’unica madre (o padre) che in una struttura, sempre che i genitori siano stati considerati idonei dopo seri e qualificati controlli, necessari a proteggere bambini e adulti.

In Italia il problema si pone però circa l’interpretazione della nostra legge, che già da moltissimo tempo, almeno dal 1983 (legge 184) prevede l’adozione da parte dei singles nei casi particolari. Secondo la legge attuale, così com’è stata modificata nel 2001, i bambini possono essere adottati anche da persone non sposate nei seguenti casi: 1) quando siano uniti ad un adulto da vincoli di parentela o da un preesistente rapporto stabile e duraturo; 2) quando siano portatori di handicap; 3) quando vi sia la “constatata impossibilità di affidamento preadottivo”, cioè quando per qualche motivo nessuna coppia voglia adottare alcuni  minori (di solito ormai adolescenti o dal carattere difficile o solo sfortunati) e in un altro caso che qui non ci interessa.

Eppure “il preesistente rapporto stabile e duraturo” ben raramente viene preso in considerazione. Se un rapporto stabile e duraturo aprisse di per sé le porte all’adozione, non ci sarebbero tutti i drammi riguardanti i bambini cresciuti presso famiglie o singole persone affidatarie costretti a cambiare i sostituti genitoriali, i fratelli, la scuola, gli amici, la città, tutti gli affetti insomma. Quale rapporto è più stabile e duraturo di un affidamento? Oggi di solito si preferisce ignorare la legge su questo punto che decretare un’adozione per una persona sola1.

I portatori di handicap sono i minori spesso più bisognosi di cure provenienti da più persone e proprio per questo i meno indicati ad avere un genitore unico. Ma anche per essi, se due genitori disponibili non ci sono, un unico genitore può essere un vero tesoro per bambini privati, oltre che di qualche facoltà, anche del più prezioso dei requisiti per crescere: l’affetto personalizzato di un genitore.

Infine, nel terzo caso tra quelli citati, ci si chiede quando si dà la “constatata impossibilità di affidamento preadottivo”? A che età del minore? Quando i tentativi di dare un minore ad una coppia sono falliti già più volte? Quante volte? Purtroppo per consuetudine oggi non si ricorre ai singles che in casi davvero gravi e si preferisce lasciar passare al bambino/a anni in struttura, in attesa di una coppia, piuttosto che sistemarlo presso qualche single. D’altra parte sono così pochi i singles che sanno di poter adottare nei casi particolari, che essi non fanno nemmeno domanda d’adozione o, se la fanno, vengono immediatamente disincentivarti e la loro disponibilità viene ben poco considerata.

In conclusione, tenendo d’occhio i bambini stranieri, è giunto il momento di stabilire che le persone non sposate possono adottare, magari dopo i coniugi idonei già in attesa. Per le adozioni nazionali, in attesa di cambiare la legge (che giustamente indica uguali diritti per i bambini italiani e stranieri),  è ora di applicare la normativa vigente con rispetto e mente aperta.

1 E si ignora così il diritto agli affetti per i bambini. In questo momento giacciono in Commissione Giustizia della Camera e attendono di essere calendarizzate – quando il governo troverà il tempo per calendarizzarle?- due  proposte di legge simili provenienti da deputati di opposti schieramenti che raccolgono ciò che la petizione “diritto ai sentimenti per i bambini in affidamento” ha chiesto nel maggio dello scorso anno.

A proposito di adozione ai singles, si possono leggere le storie, già pubblicate su questo sito, di Cassandra, e di Daniela.

Ricordo, per chi ne volesse sapere di più, che nel primo capitolo del mio libro “I figli che aspettano” (Feltrinelli) se ne parla diffusamente. Qui è raccontata la Storia di Paola.

Inoltre tocca l’argomento tutto il libro “Mamma non mamma” (Marsilio), dove si narra di un affidamento di due gemelli di 3 anni ad una single di 53 anni.

C’è anche un mio capitolo su questo tema nel libro “Genitori si diventa” di Antonio Fatigati (Franco Angeli).

Nell’appendice del mio ultimo lavoro “Io non posso proteggerti” (Franco Angeli) , inoltre, c’è un intervento dell’ex Presidente del Centro Nazionale di Documentazione e Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza Francesco Paolo Occhiogrosso dal titolo “Adozioni a rischio giuridico, adozioni in casi particolari”.

Naturalmente i lettori potranno scegliere tra storie vere e interventi tecnici (come l’ultimo citato).

Carla Forcolin

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