Il progetto – spiaggia

L’idea era semplicemente di ripetere la bella esperienza dell’anno scorso. Una serie di varie difficoltà, imprevisti e ‘colpi di scena’ ci ha invece impedito di programmare le attività e le uscite, che sono state organizzate settimanalmente e a volte perfino di giorno in giorno (una fatica organizzativa che solo la dedizione della responsabile del progetto ha permesso e che rende dubbio, purtroppo, il ripetersi dell’iniziativa).

I piccoli del nido del carcere erano inizialmente tre, poi sono diventati quattro, e infine cinque, con bambini che se ne sono andati e altri che inaspettatamente si sono aggiunti al gruppetto iniziale. Nulla è stato come doveva, dai mezzi di trasporto, ridotti rispetto allo scorso anno, alle persone.

I bimbi: già toccati da traumi, separazioni, sofferenze, per motivi di cui non sono responsabili e che a loro risultano del tutto incomprensibili. Per fortuna, sono in grado di divertirsi ancora e a tratti spensieratamente, vivendo istanti di semplice felicità nello sguazzare nell’acqua o nel giocare con la sabbia.

Oltre a loro, un sesto bimbo, nato in carcere sei mesi fa, si è abituato presto alle uscite, richieste con energia e tenacia dalla sua mamma. Grazie a una nuova socia, che ha corso il rischio di portarlo ‘lontano’ dal seno materno, anche lui ha già incontrato il mare e ora si prepara a frequentare il nido comunale.

Il gruppo delle accompagnatrici stabili è stato costituito in realtà da una coppia,affiancata da alcune amiche che hanno collaborato con continuità, e da familiari e altre persone accorse in aiuto in caso di necessità. (Un grazie particolare alle due ragazze del servizio civile, Elena e Giulia, bravissime e adorate dai bambini!)

Siamo stati felici di condividere la capanna con altre associazioni e con le ragazze della comunità Pompeati. Dolcissimo vedere come ragazzine adolescenti , che nella loro prima infanzia hanno sofferto per la carenza di cure materne adeguate, siano state capaci di prendersi cura dei bambini. In particolare, si è instaurato tra una di queste care ragazze e la più birichina delle bimbe un’amicizia speciale.

Vorremmo ringraziare le signore dell’associazione Arcobaleno, che al di fuori delle giornate in spiaggia hanno fatto uscire i piccoli dal carcere, talvolta per interi weekend, contribuendo così a ‘regalare’ loro una ‘ricca’ estate che forse, anche da liberi, non avrebbero potuto permettersi.

Infine, un ringraziamento caloroso va anche al personale del carcere, che è stato in grado di rendere lievi i nostri transiti nella casa di reclusione, accogliendoci e ‘festeggiando’ i bambini nelle uscite e nei rientri.

Tutti i bambini, anche in caso di brutto tempo, sono stati accompagnati in spiaggia, o comunque a giocare, dalle volontarie della Gabbianella almeno tre volte alla settimana, per lo più tutta la mattina, ma talvolta anche l’intera giornata (le mamme si sono battute molto per avere il tempo pieno e noi abbiamo “ceduto” ogniqualvolta ciò è stato possibile).

I piccoli si sono divertiti, hanno incontrato nuove persone, vissuto varie belle esperienze, imparato diverse cose. Ora parlano, sono socievoli, sono a tal punto simpatici che i bambini delle altre capanne sono attratti da loro e tutti si divertono liberamente, senza distinzioni e barriere. Era questo uno dei nostri desideri-obiettivi.

Bambini apolidi

Nessuno dei bambini del nido del carcere è italiano. La loro pelle è di vario colore. Tutti sono belli, sani e intelligenti. I cinque più grandicelli sono bilingui. Alcuni non parlano ancora, ma tutti comprendono bene le lingue delle mamme e l’italiano. Ognuno di loro ha un carattere ben definito.

L, 18 mesi, è la più giovane. Abilissima nel cogliere l’istante in cui può sfuggire al controllo per lanciare succhielli e scarpine in canale, è irresistibile, la simpatia e l’arte di arrangiarsi in persona. I suoi quattro compagni stanno per compiere tre anni, l’età in cui si deve uscire dal carcere. S., la ‘principessina’, si offende e fa il broncio se trascuriamo di assisterla per qualche secondo. M., la più difficile secondo le mamme del nido, sembra un angelo quando è fuori. F., può impuntarsi come un torello e disarmarti con un ‘glazie’ e un sorriso dolcissimo. Poi c’è il nostro veterano, J., che sta crescendo bene, mantenendo e rinforzando il suo carattere equilibrato. E gli altri bambini, passati magari per un giorno solo al nido, accompagnati comunque fuori, miracolosamente. Perché non si può lasciare solo in prigione un bimbo mentre gli altri vanno al mare!

Abbiamo infine salutato, con molto affetto e una punta di apprensione, S. una bimba meravigliosa che è tornata in famiglia a fine giugno poco prima di compiere tre anni. In questi giorni ha partecipato al grande raduno rom in Francia: speriamo che questo viaggio, di cui la mamma ci ha parlato con fierezza pochi giorni fa, non si sia concluso con un ‘rimpatrio’ forzato sugli aerei di Sarkozy!

Fra poche settimane quattro bambini compiranno tre anni. Le loro sorti sono incerte, dall’espulsione, con la mamma, in un paese dove non risultano neppure iscritti all’anagrafe, all’inserimento in famiglie di congiunti che non sembrano molto interessati ad accoglierli, al possibile trascorrere di vite tragicamente prive di tutto (casa, lavoro dei genitori, assistenza sanitaria, asilo e tutto ciò che ne consegue: mangeranno tre volte al giorno?).

“Se sarai espulsa manterremo a distanza il bambino” diciamo alle mamme, ma loro scuotono la testa: “Come torno nel mio paese? Sono espulsa, ma non posso acquistare il biglietto aereo e non ho i documenti necessari. E poi lì non ho nessuno, non so da dove ricominciare…”.

Finiranno per raccogliere mele e pomodori in clandestinità o per tornare a compiere qualche furto. Nessuna vorrebbe prostituirsi. Riusciranno a mantenere la loro dignità?

Noi vorremmo avere un lavoro onesto da offrire loro, delle stanze dove ospitarle, tante socie capaci di sostenerle, ma tocchiamo con mano la nostra impotenza. Possiamo dare loro un numero di telefono, ma è poco, troppo poco. Se davvero, dopo il carcere, si è scontata la pena e si torna “puliti” perché per queste mamme non è possibile un vero inserimento nel nostro mondo? Inoltre, i bambini nati in carcere non hanno mai avuto nessuna colpa. Noi li guardiamo uscire dalla prigione con le mamme con maggior preoccupazione che sollievo. Nella stragrande maggioranza dei casi, staranno peggio “fuori”, purtroppo.

Le tante proposte di legge per i bambini del carcere si fermano al periodo della carcerazione. Toccare il periodo della post-carcerazione significa ripensare leggi recenti, che fanno della clandestinità un reato, ma che in realtà non risolvono il problema del “come si diventa cittadini italiani”, nemmeno se si è bimbi nati in Italia.

Visit Us On FacebookVisit Us On Youtube