Tra la fine di agosto e gli inizi di settembre l’Associazione ha deciso di fare un’esperienza del tutto nuova, assieme ai bambini e ai genitori con cui ha un rapporto ormai consolidato. Ha deciso di accompagnarne circa una quindicina in montagna, in Val di Cembra. Questa valle non è tanto nota, pur essendo molto interessante, probabilmente perché è troppo vicina a luoghi ben più famosi, come la Val di Fiemme e la Val di Fassa. Per questo è ancora autentica e poco costosa. Qui abbiamo scoperto, nel paesino di Grumes, un ostello che permette l’autogestione e abbiamo vissuto un’esperienza simile a quella della “capanna solidale”, che fu avviata circa dieci anni fa per i bambini che vivevano in carcere con la madre. Un’esperienza che ha immerso bambini e genitori in un ambiente naturale che non conoscevano affatto e che li ha felicemente stupiti. Così abbiamo rinnovato la nostra “genitorialità sociale”, perché sono proprio i genitori che fanno conoscere il mondo ai figli.
Com’è dolce e coinvolgente questo ruolo! La foto di Irma ( nome di fantasia) che a sua volta fotografa un’Amanita Muscaria, il fungo più velenoso e bello dei nostri boschi, è simbolica. La bambina è stupita nell’incontrare il “fungo di Biancaneve”, forse già visto in qualche illustrazione di libro di fiabe. Irma così capisce che nel mondo ci sono un’infinità di cose belle da scoprire e “sente” che scoprirle è bello e coinvolgente. La sua curiosità e il suo desiderio di conoscere emergono, alimentati dalla meraviglia del mondo. Così si nutre il desiderio di sapere e la gioia salutare del contatto con la natura, così si combatte alla radice la povertà educativa, che porta a vivere in un mondo ristretto e a perdere interesse per tutto ciò che ci sarebbe da conoscere, perché … non se ne ha idea. L’ignoranza non sa che si prova gioia nella conoscenza e vivere questa stessa gioia, in modo inaspettato e profondo, è il miglior antidoto al disinteresse per ciò che ci sta intorno.
La fatica incredibile dei tre operatori ufficiali della Gabbianella e di alcuni amici incontrati sul posto, nel gestire le cose, è stata ricompensata proprio dall’entusiasmo di genitori e bambini.
Entusiasmo nel camminare tra i boschi, raggiungendo baite e rifugi, nel respirare l’aria fresca della montagna, nel vedere antichi mulini dove si macinava il grano, e nel farlo insieme. Insieme: parola magica, soprattutto per chi soffre nel vivere un po’ separato dagli altri, per chi non si sente apprezzato dai coetanei, per chi sa che la propria famiglia è straniera al luogo in cui vive. Per chi è straniero, anche se nato in Italia.
Che bello, per questi bambini, essere accolti nella squadra di calcio dei ragazzini di Grumes! Che bello trovare un nonno che ti tiene per mano, quando i nonni veri non si sono mai conosciuti e non si sono mai conosciuti (o quasi) nemmeno i padri; che bello scoprire che esiste un mondo tanto diverso da quello della periferia di Mestre!
Nella vita mai tutto è idilliaco e in una settimana emergono ampiamente le differenze culturali e caratteriali: tra queste la preoccupazione dei genitori musulmani presenti circa il cibo che veniva preparato per loro e per i loro bambini. Per noi operatori già era difficile preparare i panini senza poter contare sugli affettati, avendo ben poco tempo da dedicare alla cucina, ma diventava difficilissimo preparare i pranzi a sacco senza il pane, che in Trentino spesso contiene lo strutto, che è fatto con il grasso di maiale … ma mai queste difficoltà hanno portato al disinteresse per la necessità di trovare dei modi per sfamare in maniera accettabile tutti i presenti. Ed essi ce ne sono stati grati; non a parole, ma esprimendoci affetto e aprendosi ad un dialogo nuovo, come si fa tra amici.
Proprio i rapporti instauratisi, oltre alla feconda meraviglia di cui parlavo sopra, sono il frutto maturo di questa vacanza. Anche per noi operatori vedere che, dopo questa esperienza, ci sono stati mutamenti positivi nella vita dei bambini e dei loro genitori è stato importante ed è stato un vero rinnovamento della nostra stessa motivazione di occuparci di loro.
Tutto questo si è potuto fare grazie al finanziamento di “Intesa San Paolo”, che ci ha voluto dare fiducia e aiuto. E che ringraziamo ancora veramente di cuore.
Carla Forcolin